Quando si parla di condizioni patologiche che si cronicizzano rendendo la vita difficile a chi le sperimenta in prima persona, un doveroso cenno deve essere dedicato al dolore. Condizione che può avere diversi fattori causali – dai traumi fisici fino ai fortissimi livelli di stress, senza dimenticare l’influenza dei farmaci – il dolore cronico è da diverso tempo al centro dell’attenzione scientifica. I motivi sono diversi. Da un lato si ha a che fare con un miglioramento delle frontiere della ricerca e con una maggior sensibilità sociale: oggi come oggi, associare i termini “patologia” e “dolore cronico” non è più visto come qualcosa di strano e chi soffre dell’appena menzionata problematica non è più considerato “malato immaginario”.
Dall’altro, invece, è necessario sottolineare gli sforzi immani per trovare alternative che siano sia risolutive, sia in grado di non causare effetti collaterali. Una delle più interessanti è la cannabis light. Divenuta popolare grazie a numerosi cambiamenti normativi di questi ultimi anni – per l’Italia si parla della Legge 242/2016 – si contraddistingue per un alto livello di CBD. Questo metabolita della pianta, isolato agli inizi degli anni ‘40 da R. Adams e dalla sua equipe, è noto per i suoi effetti analgesici.
Perché il CBD è un ottimo antidolorifico naturale?
Il CBD, a differenza dell’oggettivamente più celebre THC, non provoca effetti psicoattivi e, in generale, non causa alcuna reazione collaterale. I suoi effetti analgesici sono dovuti alla capacità di interagire con i recettori del sistema endocannabinoide umano.
Quest’ultimo è stato scoperto da una donna, ossia la scienziata Lisa A. Matsuda. All’inizio degli anni ‘90, ha annunciato al mondo la scoperta, all’interno del corpo umano, di un insieme di recettori che si attivano a seguito dell’assunzione di cannabinoidi.
Nel momento in cui si assume CBD, quest’ultimo è in grado di riportare in equilibrio – per amor di precisione, ricordiamo che bisognerebbe utilizzare il termine “omeostasi” – i suddetti recettori, spegnendo le sensazioni dolorose.
Cosa dice la scienza?
Come sopra accennato, la scienza si è più volte spesa per comprendere l’azione del cannabidiolo dal punto di vista analgesico. Nel corso degli anni, sono stati effettuati studi che hanno scoperto la sua capacità di tenere sotto controllo il dolore neuropatico tipico dei pazienti trattati con farmaci chemioterapici.
A tal proposito, bisogna aprire una parentesi dedicata agli altri effetti collaterali della chemioterapia. Nell’elenco è possibile includere l’insonnia e gli abbassamenti dell’umore. Grazie alla capacità che il CBD ha di interagire con i recettori della serotonina, è possibile tenere sotto controllo anche queste problematiche fortemente in grado di inficiare la qualità della vita dei pazienti in cura per il cancro.
Un altro ampio capitolo riguarda il rapporto tra CBD e dolore provocato da patologie infiammatorie. La scienza si è concentrata in questi anni soprattutto sui suoi effetti relativi all’artrosi. Degno di nota a tal proposito è uno studio italiano condotto da un’equipe attiva presso l’Università dell’Insubria di Varese.
Gli esperti in questione hanno analizzato gli effetti di CM5, un estratto di cannabis sativa caratterizzato dalla presenza del 5% di CBD, sui processi infiammatori. Cosa hanno scoperto? Che il suo uso standardizzato può comportare degli effetti positivi riguardanti in particolare l’inibizione delle tempeste di citochine, molecole infiammatorie che abbiamo sentito tutti nominare dallo scoppio dell’emergenza Covid (la cosiddetta “tempesta citochinica” apre la strada all’aggravamento delle condizioni dei pazienti positivi).
Concludiamo ricordando che, nonostante la già citata assenza di effetti collaterali, il CBD andrebbe assunto solo dopo aver consultato il proprio medico curante. Grazie al suo aiuto e al monitoraggio costante delle reazioni del corpo, è possibile trovare sia il dosaggio giusto, sia la concentrazione più adatta alle proprie esigenze (il CBD non è commercializzato in forma pura in quanto, in tal caso, sarebbe impossibile da assimilare).